Chiamati e Amati #MakeTheDream
Che cos’è la proposta pastorale?
Proprio perché l’educazione che vogliamo promuovere è integrale, oltre che della mente e del corpo vogliamo prenderci cura anche del cuore dei nostri ragazzi, della loro anima.
Per questo ogni anno aderiamo alla proposta pastorale dell’MGS – Movimento Giovanile Salesiano. Quest’ultima consiste in un insieme di iniziative quotidiane e straordinarie volte ad educare i ragazzi del nostro Istituto alla vita buona del vangelo secondo il carisma di Don Bosco.
Tale proposta è composta da momenti formali e informali, di classe, di scuola o di Istituto e passa attraverso la pratica educativa.
Ogni anno scolastico è accompagnato da un tema che la comunità educante si impegna a vivere e trasmettere ai ragazzi attraverso vari percorsi formativi, di gioco, di servizio, di preghiera.
Il progetto pastorale per il triennio 2021-2024
Nel 2024 ricorre il duecentesimo anniversario del sogno dei nove anni, avvenuto presumibilmente tra il 1824 e il 1825. La sua profonda rilevanza per il carisma salesiano spiega la scelta di lasciarsi ispirare da questo sogno. Considerando la sua narrazione un filo rosso per riscoprire la bellezza e specificità della nostra vocazione per il nostro tempo.
L’importanza di questo racconto nella vita di don Bosco È manifesta. Il sogno dei nove anni «condizionò tutto il modo di vivere e di pensare di don Bosco. E in particolare, il modo di sentire la presenza di Dio nella vita di ciascuno e nella storia del mondo».
Il sogno gli rimase profondamente impresso per tutta l’esistenza, tanto da riproporsi in diversi momenti in forme simili e in diversi sviluppi; ispirandolo nel compiere la sua missione specifica nel mondo giovanile e nella Chiesa del suo tempo. Il pianto commosso della mattina del 16 maggio 1887 nella basilica del Sacro Cuore a Roma, fu dovuto alla memoria viva di quel sogno.
Lo stesso, logicamente, vale per la Famiglia Salesiana. Essa da sempre ha considerato questo sogno un referente fondamentale per il senso, lo stile e lo svolgimento della missione salesiana nel mondo; tanto che esso rimane per tutti noi un’ispirazione permanente del carisma.
Nel sogno Giovannino si trova vicino a casa in un cortile spazioso, pieno di ragazzi, che giocano e litigano, si divertono allegramente ma non pochi bestemmiano. La sua prima reazione istintiva è quella di usare la forza per renderli migliori, per aiutarli ad avere un comportamento adeguato. E nel cortile appare un uomo luminoso e distinto, che gli suggerisce di usare la bontà e la dolcezza con questi ragazzi. Compare poi anche una signora vestita di luce. È lei infatti che gli indica sia il campo dove dovrà lavorare sia la metodologia da utilizzare: “Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte, robusto”.
Proposta pastorale dell’anno 2021-2022
Al cuore del nostro cammino di quest’anno, che attinge ancora ispirazione dal sogno dei nove anni, si trovano alcune parole di Maria che invitano Giovannino Bosco a lavorare sul suo carattere, ad assumere una personalità tanto tenera quanto solida: “Renditi umile, forte e robusto”.
E’ dall’indicazione di Maria a Giovanni che ci lasciamo guidare in quest’anno pastorale: un invito a lavorare sul nostro carattere per cercare di diventare sempre più capaci di vivere nel nostro quotidiano un sogno che è una missione. È una sfida che ci interpella tutti: dai piccoli dell’Infanzia ai giovani del Liceo, studenti e insegnanti, genitori ed educatori.
Perché doversi proprio far “Umile”?
Umiltà, prima di tutto. Parola che genera spesso in noi qualcosa di irritante, di fronte al fatto che il nostro tempo ci chiede continuamente di bastare a noi stessi. Mentre l’umiltà riconosce prima di tutto che noi siamo quello che siamo non per merito nostro, ma per una serie di doni che ci sono stati fatti e che ci vengono continuamente dati. L’umiltà è il pieno riconoscimento della nostra vera condizione esistenziale: riconoscersi creature fragili, seppur amate alla follia da un Dio che ha dato la vita per noi; vivere continuamente di legami e affetti che ci danno la vita e ci tengono in vita, piuttosto che illudersi di bastare a se stessi. Giovannino farà sempre affidamento su Dio nella propria missione, vivrà di fede come tutti i santi, e questa fede è radicata nell’umiltà di non pensarsi autosufficiente e autoreferenziale. L’umiltà gli permette di allearsi continuamente non solo con Dio, ma con tutti coloro che avranno a cuore il bene dei giovani.
Che tipo di “forza” viene richiesta?
In secondo luogo, fortezza. Delle quattro virtù cardinali – giustizia, fortezza, prudenza, temperanza – la Maestra gli chiede di crescere prima di tutto nella fortezza d’animo, nella capacità di tenere testa e di porsi alla testa dei fanciulli, di diventare il loro leader positivo. Assumere fortezza, cioè saper resistere alle fatiche e agli insuccessi della missione, è decisivo nell’educazione, perché sappiamo che essa può imbattersi con il fallimento, l’errore, la crisi. Educare ha strutturalmente a che fare con la libertà dell’altro, e quindi il risultato non sarà mai un automatismo che va da sé, né un algoritmo definito una volta per tutte. Bisogna essere forti perché la fatica, il sacrificio e anche la sconfitta prima o poi arriveranno, e bisognerà ogni volta risollevarsi.
E quanto nel cammino si va avanti il desideri di voler abbandonare?
In terzo luogo la robustezza. Ci vogliono resistenza fisica e forza d’animo per vivere la missione salesiana. Ci sono momenti – tutti i veri educatori li conoscono – in cui la tentazione di abbandonare il campo educativo per sfinimento o per comodità arriva. Stare in cortile ogni giorno ha non di rado il sapore dello stare sotto la croce. Stare svegli di notte ad assistere un figlio malato è una battaglia di resistenza fisica e spirituale. Don Bosco non ha mai voluto per i suoi figli la ricerca di penitenze particolari. A quanto ne sappiamo, a partire dalla biografia di Domenico Savio arrivando fino agli scritti per i suoi Salesiani, egli ha invitato a non fuggire mai dal sacrificio derivante dalla missione concreta e a distogliersi da penitenze cercate per se stesse.
Questo invito proviamo a prenderlo sul serio anche noi quest’anno e chissà quali sorprese ci riserverà la vita!