Un cambiamento repentino

L’adolescenza è l’ultima fase dell’età evolutiva.

Interposta tra l’infanzia e l’età adulta, durante la quale si manifestano modificazioni somatiche, neuro-endocrine e psichiche, che accompagnano e seguono l’età puberale.

A partire dagli undici anni d’età, a causa delle rapide mutazioni ormonali, un bambino vede il suo corpo cambiare, il peso aumenta, la statura si allunga, a volte molto velocemente.

E la sua mente non è ancora in grado di reggere il passo con questi cambiamenti.

Nella mente di un giovane

A livello psicologico, i ragazzi cominciano a evidenziare un comportamento diverso rispetto a quello della fanciullezza: irrequietudine, ipersensibilità, indolenza, malinconia.

Anche se l’egocentrismo infantile è superato e c’è un maggiore bisogno di socialità, esso è orientato all’esterno del nucleo familiare, verso i pari.

L’adolescente ha bisogno di trovare una definizione per sé e per gli altri, spesso in opposizione al mondo degli adulti.

Ecco, allora, l’affacciarsi di conflitti inediti con i genitori.

La passione educativa

I docenti possono svolgere un ruolo molto importante nel supportare la famiglia e gli adolescenti in questa fase delicata.

Ogni insegnante mette la persona al centro, dedicando una cura particolare a tutte le dimensioni del suo sviluppo evolutivo, in un clima di serenità e di impegno per un’educazione che sia globale, con una speciale attenzione ai tempi della famiglia e alla collaborazione educativa.

Il professore favorisce la creazione di un ambiente familiare, cerca un dialogo costante, vuole accompagnare il giovane nella costruzione del suo presente e futuro.

Non si tratta solo di aiutare lo studente nell’acquisizione di un metodo di studio più efficace.

Desidera essere accanto all’altro, senza forzarlo, ma rispettando le sue caratteristiche personali.

L’altro deve percepire la presenza dell’insegnante, sia nelle parole, sia nei gesti e nello sguardo, sia nel suo desiderio di ascolto.

Il ragazzo può essere ripiegato su se stesso, amareggiato, afflitto, ma il docente lo accoglie con la sua debolezza, con il suo dolore, con le sue sofferenze.

Il carisma salesiano

“Basta che siate giovani perché io vi ami assai”.

Questa celebre espressione di Don Bosco comunica appieno il carattere di comprensione, accoglienza e simpatia, suggerite dal Sistema Preventivo del Santo e necessarie per raggiungere un rapporto personalizzato.

Amare i giovani significa «accettarli per come sono, passare del tempo con loro, condividere i loro gusti e i loro tempi, tollerare ciò che è passeggero e occasionale, perdonare ciò che è involontario, frutto di immaturità», in una parola, accompagnarli.

Essere docenti in una scuola salesiana significa «diventare esperti di accompagnamento».