In un mondo globalizzato come quello in cui viviamo oggi, conoscere più lingue straniere è una competenza fondamentale.
Imparare il russo, l’arabo o il cinese può dare un sapore alla propria conoscenza del mondo.
È per questo che, da quest’anno, è stato attivato presso il nostro Istituto un laboratorio pomeridiano di “lingue altre”.
I ragazzi e le ragazze della Scuola Secondaria di Primo e Secondo grado possono acquisire le basi delle tre lingue sopra citate per ampliare la loro curiosità linguistica.
Sapere una lingua fa sentire più sicuri nei confronti di sé e del prossimo.
Confrontarsi direttamente con culture totalmente diverse dalla nostra permette di vedere il mondo da prospettive diverse ed assaporare nuovi modi di pensare, mangiare, vivere, comunicare.
Il binomio lingua-cultura è infatti imprescindibile, non esiste l’uno senza l’altro e sarebbe impossibile studiare una lingua senza dare uno sguardo agli usi e costumi dei suoi parlanti.
Gli idiomi su cui abbiamo deciso di focalizzarci.
Il russo è una lingua parlata da circa 280 milioni di persone; la sua struttura si basa sulle declinazioni che certamente sono un ottimo esercizio per la parte logica del nostro cervello.
L’alfabeto cirillico, a dispetto di quanto si potrebbe pensare, è piuttosto semplice, formato da 33 caratteri che corrispondono in modo abbastanza preciso ai suoni ad essi collegati.
Il cinese è la seconda lingua più parlata al mondo, il cui insegnamento è riservato normalmente all’università.
È chiaro che per dominare questa lingua ci sono molte difficoltà; non c’è un alfabeto e la fonologia è nettamente diversa da quella delle lingue romanze o germaniche a cui siamo più abituati.
Gli ideogrammi permettono di pensare la lingua in modo diverso analizzando le differenze linguistiche e arricchendo il nostro bagaglio culturale.
La lingua araba, infine, incuriosisce tutti coloro che sono spinti dalla voglia di conoscere usi e costumi lontani, ma forse anche per abolire i molti pregiudizi che ruotano attorno a questa cultura.
La parte più ostile è senz’altro la pronuncia, ma lo sapevate che alcuni termini italiano derivano proprio dalla lingua araba?
Ne sono un esempio ragazzo o zerbino.
Inutile sottolineare quanto la dinamica laboratoriale di queste ore promuova il ruolo attivo dello studente e una certa autonomia nel proprio apprendimento.
Dal punto di vista interculturale, invece, questa esperienza didattica permetterà agli studenti di sviluppare atteggiamenti più propositivi e aperti nei confronti del mondo in continuo cambiamento.
Valentina Castagna – Professoressa di inglese e referente del progetto