Il mese di maggio scorre veloce e per le classi quinte dei licei, la prova finale si avvicina sempre di più: l’esame di maturità.

Nonostante tutti gli studenti siano consapevoli della valutazione finale che conclude il percorso delle superiori, in questi ultimi anni le modalità di svolgimento e la struttura della maturità sono cambiate continuamente, creando disordine e incertezza.

E quest’anno quali sono le prove che gli studenti di quinta dovranno sostenere?

La maturità 2023 comprenderà due prove scritte, la prima di italiano, la seconda d’indirizzo e infine un colloquio orale.

La “novità” consiste nella composizione della commissione, che sarà mista: solo tre docenti saranno interni, mentre tre docenti e il presidente della commissione saranno esterni.

La prima prova scritta di italiano si svolgerà mercoledì 21 giugno e gli studenti dovranno scegliere tra sette tracce ministeriali.

L’obiettivo della prima prova è quello di accertare la padronanza della lingua italiana, nonché le capacità espressive del candidato, consentendo la libera espressione della personale creatività.

Insomma, lo scopo di questa prova è quello di capire qual è il livello di italiano e se si è in grado di creare un elaborato ben strutturato che mostri le capacità creative, critiche e di ragionamento.

Nel caso della traccia dell’analisi del testo, è richiesto di dimostrare di essere preparato in Italiano, conoscere autori e correnti letterarie, essere capace di analizzare il testo e di contestualizzarlo in base alla storia e alla vita del poeta.

Possibili argomenti

E come ogni anno, gli studenti della quinta conducono delle investigazioni approfondite per cercare degli indizi su possibili autori da analizzare nella prima traccia.

Queste ricerche si basano su anniversari e ricorrenze degli autori italiani.

Le ipotesi di traccia per la maturità 2023 sono molteplici, ma la più gettonata punta sull’intellettuale Italo Calvino, in quanto ricorrono 100 anni dalla sua nascita.

La seconda prova, che si basa sulle materie d’indirizzo, quest’anno sarà a scelta del ministero (come per la prima prova), a differenza dell’anno passato dove le tracce sono state elaborate dai docenti interni sulla base del programma svolto durante l’anno.

Per quanto riguarda la prova orale, quest’anno si sosterrà senza la cosiddetta tesina.

Il colloquio tra studente e docenti avrà inizio con la discussione a partire da uno spunto qualsiasi scelto dalla commissione (come ad esempio un testo o una foto), attorno al quale lo studente dovrà dimostrare di saper costruire un ragionamento il più possibile interdisciplinare .

L’esame orale verrà affiancato dalla presentazione delle proprie attività PCTO (i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) seguita dai progetti di educazione civica svolti durante l’anno.

I punteggi…un no allo “sprint” finale

Il sistema di valutazione della maturità è basato in centesimi: ciò significa che il voto massimo è pari a 100, mentre il voto minimo equivale a 60.

Ma come vengono suddivisi i punteggi?

Per i crediti scolastici guadagnati durante il triennio vengono assegnati massimo 40 punti e per le 3 prove della maturità (i due scritti e l’orale) vengono attribuiti massimo 20 punti per ognuna.

Ciò significa che il voto della maturità si costruisce lungo un percorso scolastico di tre anni e che la scelta di sottovalutare i primi anni del triennio può influire anche sulla presentazione finale.

Spesso si pensa che fare uno “sprint” finale in quinta sia sufficiente per affrontare la maturità.

Invece ciò che i docenti presenti alla commissione vogliono vedere dallo studente non è solo la sua preparazione ma anche la sua costanza durante gli anni.

Le parole del Ministro

Dopo aver analizzato i requisiti e i criteri per sostenere la prova finale, notiamo che effettivamente le classi quinte di quest’anno sono la prima generazione di maturandi che tornerà a sostenere tutte le prove della maturità tradizionale dopo l’esperienza del Covid.

Il cambiamento più radicale, e forse il più preoccupante per i maturandi, è quello del ritorno alla commissione mista.

L’esame di Stato rappresenta un momento di passaggio importante tra il mondo della scuola e l’università o il mondo del lavoro.

Apre le porte ad una nuova fase della vita degli studenti, che devono dimostrare in circa un’ora di colloquio tutto ciò che hanno assimilato durante l’anno, evidenziando la conoscenza delle materie ma anche il percorso di crescita.

Di conseguenza, la presenza nella commissione di un docente che non ha assistito all’iter scolastico della classe, e che quindi non ha preso parte al lavoro che lo studente ha compiuto per arrivare al colloquio orale, può rappresentare un elemento critico.

A riguardo, il neo ministro dell’Istruzione (e del Merito) Giuseppe Valditara ha dichiarato:

«L’esame di Stato è un momento importante nella vita di ogni studente.

Si tratta di un passaggio simbolico fondamentale nel percorso di crescita di ciascuno, oltre a costituire il momento finale dell’intera esperienza scolastica, chiudendo un ciclo iniziato con la scuola primaria.

L’esame di Stato non si limita a verificare le conoscenze, le abilità e le competenze sviluppate dagli studenti ma ne valorizza il percorso formativo e la crescita personale.

A tutte le studentesse e gli studenti che si preparano a questo importante momento voglio assicurare che ho ben presente le tante difficoltà che sono stati costretti ad affrontare negli ultimi anni a causa dell’epidemia.

In virtù di questo, nella scelta delle prove scritte e nello svolgimento del colloquio d’esame si terrà conto dell’eccezionalità del percorso scolastico affrontato nel triennio, valorizzando l’effettivo processo di apprendimento.

Invito pertanto tutti gli studenti a vivere questo passaggio in maniera serena, consapevoli del loro impegno e degli sforzi fatti».

Il punto di vista degli studenti

Nonostante i propositi dichiarati, l’annuncio delle linee guida dell’esame dal Ministro dell’Istruzione Valditara ha suscitato la reazione dei comitati studenteschi e gli studenti si sono riversati nelle piazze per protestare contro le nuove modalità dell’esame di Stato.

«Nonostante avessimo già da tempo presentato al Ministro Valditara la nostra proposta di maturità per quest’anno, ha deciso di proseguire per conto proprio, pubblicando un esame costruito senza interloquire con le organizzazioni studentesche.

Vogliamo un esame che dia risalto alla capacità critica e all’emancipazione degli studenti e che non sia puramente nozionistico e svolto con metodi frontali, fino a quel momento continueremo a mobilitarci».

Così si esprime Alice Beccari, esecutivo nazionale dell’Unione degli Studenti.

Allo stesso tempo, nella prima settimana di maggio, il direttore generale dell’Oms, Tedros Ghebreyesus, in una conferenza stampa a Ginevra annuncia la fine dello stato di emergenza sanitaria mondiale per il Covid-19.

Nonostante il pericolo non sia definitivamente scampato, questo annuncio prospetta un nuovo inizio, anche per il sistema scolastico.

Nonostante le paure e i dubbi degli studenti, forse è giusto smettere di barricarsi dietro alle conseguenze della pandemia e iniziare a costruire un nuovo sentiero verso la normalità.