Sport e carisma salesiano: le affinità

C’è un legame insito tra il mondo salesiano e il gioco che va oltre al fatto che l’ordine salesiano operi prevalentemente in mezzo ai giovani.

Già Don Bosco nella sua attività di educatore aveva capito che il gioco, oltre ad essere fondamentale per l’equilibrio della persona e quindi per questo necessario, era un valido mezzo per la formazione totale del ragazzo.

Probabilmente a Don Bosco risultava facile pensarla così visto che nella sua gioventù è sempre stato capace di godere e allo stesso tempo esprimersi attraverso il gioco a tal punto da riuscire a fonderlo con gli impegni seri. L’immagine che ci viene trasmessa del giovane Giovanni Bosco non è di un ragazzo che guarda con tristezza i giochi e si trova a suo agio soltanto tra libri e preghiere, ma di uno che entra con spontaneità ed entusiasmo nel gioco e si scatena in esso. Il suo biografo lo definisce «anima del divertimento», era sempre protagonista nel gioco pur sempre fondendolo all’utile.

L’intuizione che Don Bosco ha avuto sulla forza comunicativa del gioco lo spinse a considerarlo, assieme a pietà e doveri (studio) uno dei tre aspetti fondamentali della “società dell’allegria” da lui fondata.

Gioco: non solo un passatempo

L’aspetto che contraddistingue l’approccio salesiano al gioco è che non viene visto come un semplice passatempo ma ha una finalità educativa e formativa: prepara e assicura quelle energie e quella forza che sono necessari nei momenti che realmente contano nella vita

Scrive, Don Bosco, del suo Oratorio: «Io avevo già fatto disporre di quanti più giochi potevo, il cavallo di legno, l’altalena, le sbarre per il salto, tutti gli altri attrezzi di ginnastica», «ciascuno scelga, tra molti, il gioco in cui si sente più libero»

La scelta del gioco è di fondamentale importanza nella pedagogia salesiana, pedagogia rivolta a creare “buoni cristiani ed onesti cittadini” perché ogni gioco comporta una disciplina propria e di vita. Ci sono tempi, forme e regole da accettare, capire e interiorizzare.

Accanto quindi alla capacità di far riposare la mente e mettere in esercizio il corpo, vengono stimolati i valori legati alle relazioni interpersonali come la buona educazione, la capacità di collaborazione, l’amicizia, la lealtà.

Gioco o sport ?

Sicuramente i due termini non sono l’uno il sinonimo dell’altro. Se il gioco è basato sulla creatività, espressività, spontaneità, lo sport è un’attività normata da precise regole, organizzata in discipline specialistiche, controllata da un arbitro e supportata da uno staff tecnico, finalizzata ad un risultato che presuppone un certo livello competitivo, crea forti legami, definisce uno stile di vita, una cultura. È però vero che riuscire a contaminare l’attività sportiva con le giuste dinamiche del gioco aiuta nell’ottenere buoni risultati.

Possiamo dare allo sport la stessa importanza data da Don Bosco al gioco ?

La risposta è si se l’attività sportiva mira a stimolare nel ragazzo i valori che tutti riconosciamo insiti nella pratica di ogni disciplina sportiva, sia individuale che di gruppo, e che possono essere rafforzati, se fatti oggetto di intenzionalità educativa da parte di figure adulte propositive e attente alla crescita globale del singolo atleta: rispetto e valorizzazione della corporeità, impegno e costanza, sacrificio e determinazione, apprendimento sia dalle sconfitte che dalle vittorie, progettazione per obiettivi, spirito di gruppo e capacità di relazione, consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti.

A ciascuno il suo

Significative sono le parole che Don Bosco riserva al giovane Francesco Besucco che nella sua gracilità provava a tener testa ai suoi compagni: «i giochi devono impararsi poco alla volta, di mano in mano che ne sarai capace. Sempre per altro in modo che possano servire di ricreazione, e mai di oppressione al corpo» (Vita del giovane Besucco Francesco, cap. XVII).

Nella scelta di uno sport è necessario considerare quindi non soltanto lo sport in sé ma anche altri fattori: età, corporatura, indole, interessi personali. E’ quindi importante che ogni ragazzo possa praticare lo sport che sia più compatibile con le sue caratteristiche e con le sue passioni, che lo aiuti a distrarsi, ad esprimersi e a ritagliarsi un momento per sé.

A grandi linee, ricordando che ogni individuo è un caso a parte, si possono fare queste distinzioni in base al carattere del ragazzo::

Sport collettivi, o di contatto, sono adatti a caratteri timorosi e che non hanno fiducia in se stessi.

Sport individuali sono raccomandati a coloro che non stanno mai fermi.

Sport tecnici (come il tennis per esempio)  permettono ai ragazzi introversi di esprimersi.

È bene inoltre ricordare che non bisogna sovra-affaticare il ragazzo e che è meglio privilegiare attività controllate, per esempio quelle praticate nei club sportivi. Per ragazzi di 12 anni, per esempio, sarebbe opportuno limitare l’attività sportiva a 6-8 ore la settimana magari alternando sport individuali e di squadra.

Bisogna imporre l’attività sportiva ai ragazzi ?

È importante che i genitori lascino scegliere al bambino o ragazzo l’attività sportiva che più l’attira, senza imporre loro uno sport che piace a mamma o papà.

Questo perché il ragazzo in primis deve divertirsi. Deve vivere l’attività sportiva come un mezzo per sperimentare, provare, capire i suoi punti di forza e i suoi limiti.

Più attività sportive prova un bambino/ragazzo più amplia il bagaglio motorio di capacità e abilità.

Un genitore che obbliga un ragazzo a fare uno sport, non permette questo, anzi aumenta la probabilità di incorrere ad abbandono precoce dell’attività motoria e sportiva del figlio/a in quanto il momento che dovrebbe essere ludico e piacevole si trasforma in un momento noioso, triste e insignificante perché non dà soddisfazione.

Come scegliere la giusta attività sportiva ?

Spesso i bambini/ragazzi scelgono di cominciare lo sport per due motivi: 1) è lo sport praticato dal mio “personaggio famoso” preferito, 2) è lo sport che pratica anche il mio amico.

Questi due motivi inevitabilmente limitano la conoscenza di tutti gli sport che non sono praticati dagli amici del bambino/ragazzo o che non sono cosi popolari da “apparire” in tv quotidianamente.

Genitore o educatore che deve aiutare un ragazzo a scegliere un’attività sportiva deve conoscere le diverse proposte sportive del territorio, cercando di presentare e far provare al/alla figlio/figlia più sport; deve saper valorizzare le piccole soddisfazioni che lo sport dà spiegando l’importanza della vittoria, ma altrettanto  l’importanza della sconfitta, cosa necessaria dare consapevolezza dei propri sbagli/errori.

Più sport prova un bambino/ragazzo, più riuscirà a trarre soddisfazioni e cimentarsi nell’attività che lo prende maggiormente facendolo divertire in ogni secondo sui sarà in campo, palestra, piscina o altro.

Valore dello sport

Nel gioco e nello sport ci sono opportunità educative universalmente riconosciute, per quanto messe a repentaglio dalla mentalità individualistica ed emarginante della nostra società attuale. Per questo lo sport può favorire i processi aggregativi e di accoglienza, può valorizzare il singolo come la squadra dando ad ognuno il giusto riconoscimento della dignità della persona. Lo sport può quindi essere visto come “terapia” per curare questo “mondo malato” ma sarebbe necessario comunque creare alleanze, collaborazioni e sinergie tra famiglia, scuola, società sportiva affinchè ogni ragazzo possa venire educato nella sua integralità.