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Oggi la nostra redazione incontra sr Daniela Faggin, la nuova direttrice che da ormai qualche settimana vediamo attraversare i nostri cortili, scambiando sorrisi, accogliendo i nostri ragazzi/e, e regalando qualche “buona parola” ai tanti bambini che abitano la nostra casa. 

Ma chi è sr Daniela?

Patavina di origine, cresciuta all’ombra del Don Bosco è stata una delle prime allieve quando la nostra casa era un Istituto femminile magistrale (per i più piccoli l’Istituto magistrale, un tempo, era la scuola che serviva per diventare maestri/e della Primaria).

Durante il percorso scolastico è maturata la consapevolezza di voler donare la propria vita a Gesù, per questo ormai diciottenne e al termine di un’eccellente carriera scolastica, sceglie di entrare nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (salesiane di Don Bosco).

Laureata in Lettere moderne all’Università di Roma, non ha mai smesso di studiare e di leggere autori, a cui ha saputo far appassionare molti allievi.

Muove i primi passi come insegnante in quello che oggi è la scuola MAUS (Maria Ausiliatrice di Padova, Liceo delle Scienze Umane), per cui rimane un affetto profondo per il tanto bene ricevuto. 

Una donna con la valigia in mano, pronta a portare il proprio contributo per l’educazione dei giovani nelle tante case della congregazione, tra le quali Pavia, Novara, Cinisello, Milano e Padova Istituto Don Bosco, in particolare nella scuola Secondaria di Primo Grado, dove ha insegnato per molto tempo.

Penultima tappa di questo lungo viaggio per amore dei giovani è stata la nomina a Direttrice del Collegio Immacolata di Conegliano, da cui è “ri-partita” per tornare a “casa”.

L’Istituto Don Bosco di Padova cosa significa per lei? Cosa ha pensato quando è stata nominata Direttrice di questa casa? 

Il Don Bosco è stata “la casa” in cui io sono veramente cresciuta. Ho frequentato soprattutto la scuola e la scuola mi ha permesso di affinare la mia sensibilità, mi ha dotato di strumenti e di competenze che ancora utilizzo e che mi sono stati preziosi anche nell’insegnamento. 

In questa casa ho trovato figure di spessore, insegnanti con le quali idealmente mi sono sempre confrontata, nel corso del mio lavoro, e con cui ancora mi confronto perché donne (allora erano quasi tutte suore salesiane) dotate di grande coraggio, creatività e preparazione professionale.

“Ripartire”, una parola oggi più che mai importante per la nostra società. Cosa significa, sr Daniela? 

La mia presenza è una Ripartenza nel segno della continuità con quanto di valido e significativo è stato costruito in precedenza, e per la qual cosa io mi complimento. 

Una ripartenza che è all’insegna della compartecipazione, condivisione e della solidarietà. Come dice Papa Francesco “non possiamo andare avanti se non remando insieme” perché, alla fine, tutti constatiamo di essere nella stessa barca. È il mio personale appello che rivolgo a tutta la comunità educate #NessunoEscluso.

Cosa riserva il nuovo anno agli allievi del Don Bosco di Padova?

Per andare avanti, specie in questo momento storico, serve una grande alleanza educativa, tra docenti e famiglie, ma anche con i ragazzi che, sono chiamati a diventare sempre più protagonisti della propria crescita, della propria vita.  

La famiglia del Don Bosco è un luogo di confronto, in cui i ragazzi dialogano con gli adulti che sono in qualche modo l’adulto con cui potersi confrontare. Un dialogo fecondo che porta con sè anche la possibilità di scegliere, fra tanti, quale tipo di adulto voler essere.

Sta a noi fornire validi esempi con cui confrontarsi.

È questo il Don Bosco: una famiglia ‘robustamente’ affettuosa, che ha a cuore la vera crescita dei ragazzi.

Le chiediamo un piccolo augurio per tutti i nostri allievi del Don Bosco in un anno particolare come questo di “ripartenza”.

Ho già avuto l’opportunità di incontrare I ragazzi del Don Bosco nel salone teatro spero di poterli incontrare incrociandoli nei corridoi. Per questo sono già di “picchetto” all’entrata, davanti al cancello in alcuni giorni della settimana. Come insegnava San Giovanni Bosco, scambiare un sorriso, incrociare uno sguardo e dire “buona giornata”, “buona scuola” stabilisce un contatto e apre il cuore.

Questo augurio di “buona giornata” lo voglio prolungare per tutto l’anno perché desidero che tutti gli allievi, all’interno della scuola, trovino lo spazio per vivere, per vivere bene, per incontrare amici e docenti che sono anche maestri di vita, per incontrare quella “Gioia a cui hanno diritto” e per costruire per sè e per gli altri quella “felicità” che è il nostro sogno più grande!