“C’è chi insegna
guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c’è chi si sente soddisfatto
così guidato.
C’è chi insegna lodando
quanto trova di buono e divertendo:
c’è pure chi si sente soddisfatto
essendo incoraggiato.
C’è pure chi educa, senza nascondere
l’assurdo ch’è il mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d’esser franco all’altro come a sé
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.”
Danilo Dolci – Poema umano, 1974

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<<L’azione in campo è concitata. Le squadre sono tese. Siamo 2 a 2 e non manca molto alla fine della partita.

Il cielo è plumbeo e tira aria di pioggia, anche se poco fa è comparso un timido raggio di sole. C’è freddo in campetto ma i corpi animati dalla corsa non hanno paura delle temperature rigide.

Attenzione: dalle retrovie parte l’azione. Dal centro campo portano la palla in avanti. Cross in area: la tocca l’attaccante.

La palla è direzionata in rete e sta entrando: fermi tutti. Marco, un bimbo con disabilità certificata, sta sulla linea di porta a chiacchierare con i compagni.

La palla gli va addosso, rimbalza a terra e viene poi calciata fuori area di rigore dal portiere palesemente e platealmente sconfitto.

L’aria si ferma. Tutti i bambini si fermano e guardano Marco. Lui, dal canto suo, si controlla il giubbotto: è sporco?

I bambini di entrambe le squadre mettono da parte le rivalità e iniziano a gridare: “Marco! Marco!”. Lo festeggiano tutti. Marco è confuso ma sorride. I compagni corrono ad abbracciarlo. Non ci possono credere.

Il sorriso accennato diventa gioia pura e lascia che i suoi compagni lo festeggino. I bambini corrono da me.

“Maestro! Marco ha parato il tiro! Ha salvato la partita!”

Il maestro già osservava la scena da lontano. Li osserva così tutti i giorni. Sperando e aspettando.

Oggi lo può pensare: “Allora si può. Allora è possibile”.>>

Nella settimana dal 5 al 9 febbraio 2024, per la prima volta nella storia della nostra scuola, si è festeggiata la Settimana dell’Inclusione, durante la quale abbiamo cercato di chiederci cosa significa per noi “Inclusione”.

Conosciamo tutti la fatica di accettare il limite, il difetto, l’errore, il confine.

Perché tutti noi vorremmo poterci collocare oltre quel limite, che di fatto è la perfezione.

Ma se ci pensiamo bene, se guardiamo la realtà che ci circonda e apriamo lo sguardo, esiste davvero la perfezione così come la cerchiamo?

È possibile trovare da qualche parte una persona, una situazione, un contesto perfetti, senza cioè limiti o difetti?

Probabilmente la risposta è no.

A volte ci capita di vivere un fatto piacevole o spiacevole, di fare una lettura buona o noiosa.

E se provassimo a cambiare congiunzione?

Se quel fatto fosse contemporaneamente e da punti di vista diversi piacevole e spiacevole, una lettura buona anche se in alcuni tratti noiosa?

Se ci pensiamo bene, mano a mano che la vita ci viene incontro, ci rendiamo conto che la realtà è complessa e porta con sé risorse e limiti, punti di forza e di debolezza, gioie e sofferenze.

Quello che, in sostanza, ci permette di gustare e abbracciare tutta la realtà è l’accogliere tale complessità.

Ecco dunque che l’inclusione è una tenace e quotidiana scelta di continuare ad accorgersi, accogliere e stare in questa complessità di forza e fragilità.

Forse allora quello che ci permette di fare questa scelta potrebbe essere uno sguardo che diventa o che tenta di essere capace di aprirsi e di rimanere aperto.

Aperto a qualsiasi cosa la vita ci regali.

Uno sguardo così ci porta ogni giorno una sorpresa, che porta con sé la gratitudine.

Che sia un evento o un incontro.

Che sia una situazione o una persona.

Che bello riconoscere, anche se a volte con fatica, che una zona d’ombra una volta guardata bene fa parte del quadro così quanto un punto di luce.

Come il trovarsi davanti ad una porta che diventa occasione per parare un goal piuttosto che farsi colpire per sbaglio da una palla.

Interessante una prospettiva così…