Dove siamo arrivati
Ben inoltrati nella seconda decade del nuovo millennio, ci ritroviamo ad avere a che fare con una quantità di “elementi digitali” con cui interagiamo ogni giorno, cresciuta in modo esponenziale in un periodo ristretto.
Nell’arco degli ultimi 20 anni si è passati dall’ascolto della musica con il walk-man, al lettore CD portatile, fino ad avere tutta la musica che si vuole, in qualsiasi momento, semplicemente facendo tap su un’app del telefono.
Sappiamo davvero usare il digitale?
Secondo il rapporto DESI 2020 della Commissione Europea , “l’Italia è 17esima per connettività ad internet, ultima per competenze digitali dei propri cittadini e al 26esimo posto per utilizzo di internet”.
L’Italia si assesta dunque in una posizione intermedia nella classifica relativa alla disponibilità di connettività.
Ma occupa le ultime posizioni per le reali capacità di utilizzo del digitale e della rete.
È chiaro, allora, come la scuola debba educare anche all’uso delle tecnologie, introdurre i ragazzi all’uso degli strumenti digitali.
Strumenti a scuola
La stragrande maggioranza degli studenti, già a partire dalla scuola primaria, possiede uno smartphone.
Per questo siamo portati a credere che i ragazzi oggi sappiano, ben più di noi adulti, come lavorare con gli strumenti digitali.
Effettivamente è così, sui cellulari e i social non li batte nessuno!
A mancare sono però le competenze realmente utili allo studio e, nel loro futuro, al lavoro: sono carenti le cosiddette soft skills.
Non è insolito, infatti, assegnare loro dei lavori che contemplino l’utilizzo del pacchetto Office e accorgersi dai risultati della completa impreparazione dei propri alunni.
Il nostro compito, come docenti, è allora quello di guidare i ragazzi all’uso di tali strumenti.
Usiamo gli strumenti digitali
La situazione sanitaria degli ultimi due anni ha dato involontariamente, nel male, una spinta necessaria al settore del digitale a scuola.
Per nessuno ormai, docente o studente, è sconosciuto Google Meet o Classroom.
Proprio l’esigenza di continuare il percorso formativo a distanza ha favorito l’utilizzo di strumenti che permettessero ancora di insegnare e di apprendere una volta venuta meno la lezione in presenza.
Questo deve allora essere il nostro punto di partenza.
Un uso mirato dei software più richiesti anche in ambito lavorativo garantisce ai nostri alunni di sviluppare quelle soft skills di cui si parlava qualche paragrafo sopra.
Formare studenti con capacità d’uso critico degli strumenti digitali.
Questo permetterà anche di risalire quella classifica dei paesi europei che ci vede ora negli ultimi posti per capacità e colmare il divario con i nostri vicini.
Siamo sulla buona strada.