Il 2021 è stato un anno meraviglioso per lo sport italiano.

Quante volte l’abbiamo sentito dire in questo periodo?!

A fronte di una risonanza così elevata del tema sportivo è utile chiedersi: è giusto far praticare sport ai bambini della fascia 3-6 anni? Se sì, quali? Quanto e come?

Lo sport

I benefici dello sport sono ampiamente riconosciuti, dallo stato di salute corporea a quella psicologica, dalle abilità sociali allo sviluppo cognitivo.

Crediamo però che nella nostra cultura si tenda ad associare la scelta di fare movimento con lo sport.

Lo sport è una delle forme strutturate per prendersi cura del proprio corpo, della propria mente, divertirsi, esprimersi e socializzare, ma ce ne sono molte altre.

È bene tenere a mente che il ventaglio di possibilità è più ampio di quello che ci viene in mente di primo acchito, sia per i bambini e i giovani, sia per gli adulti.

Per fare la scelta migliore, in ordine allo sport, è bene considerare perché mi metto alla ricerca, cosa cerco, di quale professionista ho bisogno.

Una scelta maturata considerando queste informazioni può davvero essere il preludio ad un percorso prezioso e significativo.

Attività corporee e movimento

Il periodo dell’infanzia è una fase di crescita in cui i bambini sviluppano abilità e competenze che costituiranno le fondamenta per i giovani e gli adulti che saranno.

Inoltre, se non lo fanno in questo periodo, successivamente le lacune saranno difficilmente colmabili.

Per questo è fondamentale che le attività corporee e di movimento in cui i bambini vengono coinvolti siano studiate per andare a toccare tutte le aree di sviluppo del bambino con consapevolezza e competenza da parte del professionista che le conduce.

Il gioco nell’infanzia non può prescindere dalla sua dimensione simbolica e deve, per quanto possibile, astenersi dal dare giudizio di valore al movimento del bambino.

Viene quindi da mettere in dubbio che la modalità dello sport possa essere adatta a bambini che sono in una fase di costruzione dell’esperienza di sé così delicata e bisognosa di sperimentazione, almeno fino ai 5 anni.

L’importanza dell’approccio

Se si sceglie di far praticare uno sport ad un bambino è bene, quantomeno, assicurarsi che l’approccio non sia eminentemente tecnico e performativo, ma propedeutico ad una disciplina e che tenga conto della globalità dei bisogni evolutivi del bambino.

Usando una metafora: i bambini necessitano di sperimentare tutto l’alfabeto del movimento, non solo le lettere necessarie ad uno specifico sport.

Se possibile, per questa fascia di età è bene scegliere attività specifiche che rispecchino il più possibile il linguaggio motorio e corporeo che il bambino sta sviluppando.

I professionisti ai quali i bambini vengono affidati dovrebbero permettere loro di esprimersi attraverso il movimento.

Saper “leggere” il linguaggio del gioco corporeo, saper rispondere nella modalità più adatta per la loro crescita equilibrata.

Questi professionisti dovrebbero, quindi, essere formati per prendersi cura del bambino tra i 3 e i 6 anni, sia
che si tratti di attività specifiche come la Psicomotricità, sia che si tratti di propedeutica allo sport.

Alla Scuola dell’Infanzia Don Bosco, durante l’orario extrascolastico vengono fatte proposte che tengono conto di quanto fin qui espresso.

Sono infatti attivati percorsi di:

Psicomotricità: attraverso il gioco motorio in piccoli gruppi il bambino sviluppa esperienze di gioco simbolico emotivo, relazionale e cognitivo;

Danza creativa: il corpo e il movimento vengono scoperti nella loro potenzialità di espressione, di relazione e di benessere;

Let’s move!: i bambini in forma ludica, alla scoperta della lingua inglese, sviluppano insieme corporeità e motricità equilibrate attraverso divertenti giochi e canzoni.

Riconosciamo quindi il valore del gioco motorio per uno sviluppo globale del bambino.

Attraverso il movimento si mette in campo il corpo al fine di favorire il passaggio dall’affettivo al cognitivo, dall’attività libera a quella strutturata, dalla globalità all’analisi.