Le notizie delle ultime settimane hanno risollevato la questione: quanto la tecnologia può essere pericolosa per gli adolescenti? Quanta consapevolezza hanno i ragazzi dei rischi e dei pericoli che si insidiano dietro un cattivo uso degli strumenti tecnologici a loro disposizione? Come si arriva ad episodi di cyberbullismo?
I pro e i contro nell’utilizzo dei social network
L’accelerazione della tecnologia, l’occupazione che essa ha nelle nostre vite quotidiane e in questo particolare momento in cui causa restrizioni, le relazioni sociali sono rese difficili e per questo si cerca di rifugiarsi o, per meglio dire, cercare evasione nella rete diventa una prospettiva molto allettante.
I social network non sono da demonizzare, se usati consapevolmente possono dare dei benefici: permettono di mantenere contatti con amicizie lontane, di conoscere cosa succede nel mondo quasi in tempo reale, di seguire dei programmi o i propri idoli, di coltivare i propri hobbies e passioni attraverso le pagine dedicate.
Al contrario, se usati in modo poco corretto possono diventare strumenti offensivi e dar vita a fenomeni di violenza, tra i quali citiamo il cyberbullismo. Per questo è importante che scuola e famiglia sensibilizzino il ragazzo sull’uso della rete, infatti da anni la nostra scuola propone alle classi della scuola secondaria di primo grado dei percorsi strutturati mirati ad accrescere le conoscenze, ma anche la consapevolezza su temi come il cyberbullismo, appunto.
Cos’è il cyberbullismo?
Il cyberbullismo è la manifestazione in Rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo. Si definisce come un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, chat rooms, instant messaging, siti web, telefonate…), il cui obiettivo è quello di provocare danni ad un coetaneo incapace di difendersi.
Il progetto contro il (cyber) bullismo
Quest’anno, è stata scelta una modalità di presentazione alternativa sull’argomento del cyberbullismo rispetto al solito intervento: il teatro. Perché è stata scelta una rappresentazione teatrale? Per il mondo salesiano, e per il Don Bosco di Padova in particolare, il teatro è uno strumento fondamentale. Sappiamo come per Don Bosco il “fare teatro” avesse anche uno scopo educativo; ma anche assistere ad uno spettacolo teatrale e farsi coinvolgere nella storia raccontata ha il suo risvolto educativo: colpisce il cuore di chi guarda e si imprime nella memoria, lasciando il suo messaggio indelebile nel tempo.
“Mi chiamo Bastard… King Bastard.”
Potrebbe sembrare solo la brutta copia del nome del famoso agente segreto, ma per i ragazzi di terza media dell’Istituto Don Bosco questo è più di un nome, anzi, di un nickname.
King Bastard, al secolo Cleo, è il protagonista della pièce teatrale “Il grande bugiardo”, interpretata dal prof. Alberto Riello, insegnante, attore e regista teatrale. Lo spettacolo è stato parte del progetto di sensibilizzazione contro il cyberbullismo dell’Istituto Don Bosco, che da anni si impegna a far riflettere i ragazzi sui pericoli del web, su quanto sia facile restarne vittime, ma anche su come sia facile starne alla larga, se consapevoli di quello che si fa.
La trama del racconto sul cyberbullismo
La pièce parla della storia di un ragazzino, Cleo, che, innamorato da sempre della propria compagna di classe Licia, vede sfumare i suoi sogni quando a scuola arriva un nuovo compagno, Enrico.
Cleo vede in Enrico molte caratteristiche fisiche e caratteriali da lui desiderate. “Quale miglior modo per eliminare il nemico e far finalmente breccia nel cuore di Licia se non rovinargli la reputazione?”, pensa Cleo.
E così, nascosto dal nickname King Bastard, Cleo inizia a spargere false voci sul conto del povero ragazzo (“Enrico è un ladro!”) sui social media.
Cleo agisce da egoista e da codardo: non pensa alla sofferenza che potrebbero portare le sue azioni e anziché lavorare su se stesso, preferisce giocare sporco e annientare il nemico.
Ma i compagni non sono da meno! Quanto è facile credere a qualcosa solo perché lo abbiamo letto “da qualche parte” o “ce lo ha detto qualcuno”! E quanto è facile restare coinvolti in una catena di cattiverie, specie se online! Basta una goccia, una piccola bugia, ed Enrico si ritrova isolato e macchiato di una colpa che non ha.
Le reazioni dei ragazzi
I ragazzi sono rimasti molto colpiti da questo racconto, hanno provato ad analizzare ogni personaggio coinvolto nella storia e per ciascuno hanno provato a rispondere alle domande: “E io cosa avrei fatto? Come mi sarei comportata/o? Come mi sarei sentita/o?”
Tutti questi interrogativi hanno colpito e coinvolto i ragazzi fin dall’inizio dello spettacolo, e grande è stata la sensibilità da loro dimostrata.
Alla domanda “Secondo voi, chi sta soffrendo in questo momento?”, diverse sono state le risposte (“Licia!”, “Cleo!”, “Enrico!”), ma hanno tutte avuto in comune la capacità dei ragazzi di mettersi nei panni dei personaggi principali della storia.
Cyberbullismo: le conclusioni
Proprio questo era lo scopo del progetto: non presentare una lezione “tradizionale” sulla gravità del cyberbullismo, ma far vivere ai ragazzi una vicenda, farli sentire personaggi attivi in una trama, in modo che anche loro potessero sbrogliare e portarla al lieto fine, dandogli spunti di riflessione vivi. Imparare facendo esperienze di vita è uno dei metodi che il nostro istituto persegue nella crescita e formazione dei propri alunni, non solo come studenti ma anche come buoni cristiani e onesti cittadini.