La scuola non si ferma: è stata chiusa all’improvviso, ma continua a camminare, o meglio, ha trovato una nuova dimora, nelle tantissime camerette dei numerosi ragazzi del Don Bosco, nei loro soggiorni e nelle loro cucine, a volte nei garage o nelle terrazze, qualsiasi angolino con un appoggio le si addice, l’importante è che sia raggiunto dal wi-fi.
E così si fece silenzio in tutta la scuola. Anche buio, quando non c’è il personale didattico o quello delle pulizie a “risanarla”, seppur in modi diversi. La verità è che questa emergenza ha colto tutti alla sprovvista e per certi versi anche un po’ impreparati, ma ognuno ha saputo reinventare il proprio modo di operare e gestire le giornate affinché nessuna occasione venga sprecata. Chi l’avrebbe mai detto che le lezioni scolastiche sarebbero arrivate direttamente a casa e che i professori si sarebbero proposti come dei conduttori di trasmissioni culturali o, a volte, dei presentatori di quiz letterari come nelle manches di “Per un pugno di libri”? E allora basta un click e si è (… quasi?!) in classe!
Didattica a distanza e apprendimento delle lingue straniere
Si deve riconoscere che la didattica delle lingue straniere offre moltissime risorse utili all’apprendimento per gli studenti di tutte le età, valorizzando le loro qualità e aumentando la motivazione nello studio di queste discipline. Le lezioni di inglese e tedesco, in questo caso, sfruttano il supporto concreto dei libri di testo, che raccolgono già una vasta gamma di contenuti linguistici (dallo storytelling sulla propria giornata, sulla famiglia e sulle emozioni fino ai dialoghi e alle conversazioni sui temi di attualità e cultura) e affiancano a questi l’utilizzo di input multimediali per agevolare la lettura di quotidiani esteri, proiettare immagini e foto reali, ascoltare canzoni, notiziari, interviste e vedere filmati di ogni genere, solo per citare alcuni esempi. Il mobile learning rappresenta una realtà variegata e allo stesso tempo complessa, che richiede un certo adattamento della didattica in funzione del tipo di risorsa. Questa modalità, tuttavia, agevola la didattica inclusiva, rendendo l’ora di lingua straniera accattivante agli occhi di tutti gli studenti e coinvolgendo ciascuno di loro, nessuno escluso.
Nelle classi prime della scuola secondaria le lezioni iniziano con il conversation time, uno spazio dedicato solo agli alunni in cui si raccontano, parlano del proprio weekend (trascorso molto spesso giocando e cucinando ricette di famiglia), di free time e delle proprie emozioni in maniera libera. In seguito gli studenti si divertono ascoltando e guardando il video dell’Unità didattica che ha come protagonisti un gruppo di amici alle prese con alcune avventure quotidiane, svelate poco a poco con l’avanzare dei moduli del libro di testo. Normalmente si traducono le battute insieme e si rileggono a voce alta, recitando la parte dei personaggi e immedesimandosi nei ruoli come se si fosse su un palco scenico. Le attività per apprendere i vocaboli nuovi si diversificano in diverse esercitazioni online come l’abbinamento della parola alla propria immagine, la catalogazione in insiemi o classi semantiche (“Cerca l’intruso” – Virus Game?!), il completamento di frasi o brevi dialoghi con termini mancanti, l’abbinamento di espressioni o strutture verbali (collocations e phrasal verbs), la discriminazione tra forme appartenenti al registro formale o informale, per lo sviluppo della competenza sociolinguistica, e i giochi di parole con catene, cruciverba, rebus e così via. La ludicità infatti crea le condizioni migliori per apprendere poiché elimina le resistenze psico-affettive dell’apprendente (Balboni, 2002, spiega ampiamente gli effetti del filtro affettivo legato allo stress e all’ansia nell’essere chiamati a rispondere correttamente davanti ai propri pari ad esempio) e si crea una situazione favorevole che permette di dimenticare la fatica dello studio e della lezione. Secondo gli studi e la Rule of Forgetting di Krashen (1983), l’attenzione dell’allievo si focalizza unicamente sull’obiettivo del gioco e sulle sue dinamiche, coinvolgendolo attivamente e rendendolo protagonista del proprio processo di apprendimento.
Musica e serie-tv, strumenti privilegiati per l’apprendimento di una lingua straniera
Meccanismi simili accadono con le lezioni svolte sull’ascolto e sull’analisi delle canzoni, possibilmente con ritornelli e motivi orecchiabili, che vengono poi richiamati dalla mente in altri contesti e in modo inconsapevole. La canzone realizza tutti gli obiettivi dell’insegnamento della lingua straniera (o L2), unendo in maniera imprescindibile il fattore linguistico (in senso ampio) e la componente culturale (Caon, 2005). Le ultime ore svolte a distanza, per esempio, si ricollegavano alla canzone “Girls just wanna have fun” di Cindy Lauper (alle scuole medie per la lingua inglese) e all’“Inno alla gioia” in lingua tedesca (“Ode an die Freude” con i versi di Friedrich Schiller) sulle note della Sinfonia n. 9 di Beethoven (musica e testo adottati come Inno ufficiale dell’Unione europea) da cui poi si sono sviluppate ulteriori riflessioni interdisciplinari.
Un’altra strategia utilizzata in didattica (Spinelli, 2006; Serragiotto, 2011) è la visione di film e serie TV in lingua originale, selezionando parti brevi su cui soffermarsi, da rivedere più volte indovinando le scene successive (o alcuni aspetti della comunicazione) e in seguito analizzando il contesto, la prossemica (il linguaggio verbale e non verbale), le espressioni facciali e i movimenti al fine di soffermarsi sugli aspetti linguistico-sintattici e culturali. Un elemento nuovo da considerare è anche la varietà dialettale o regionale utilizzata, che potrebbe complicare la comprensione orale, tuttavia i film (e le serie televisive) offrono quasi sempre l’ausilio dei sottotitoli in italiano o L2 e in alcuni casi dei copioni digitali facilmente reperibili.
La relazione personale rimane la chiave insostituibile
Nonostante le molteplici risorse tecnologiche a disposizione, insegnare lingue straniere presuppone sempre una relazione educativa di tipo interpersonale, un confronto diretto e spontaneo, che è insostituibile e non può essere un surrogato dei pur importanti strumenti tecnologici: le due modalità didattiche (la formazione in presenza e quella a distanza) si pongono su livelli differenti e non vanno confuse né tantomeno capovolte. Le lingue si esprimono mediante la comunicazione dialogica, instaurando il contatto umano per eccellenza, che si realizza nella vicinanza tra le persone, nell’incontro reciproco fatto di sguardi, espressioni del viso, gesti e corporeità. Da qui l’importanza non solo di far sentire la propria voce durante le lezioni online, ma anche il volto, utilizzando la webcam in tempo reale e condividendo esperienze di vita.
Imparare le lingue implica il miglioramento continuo, un mattoncino alla volta, una correzione dopo l’altra, per consolidare le conoscenze, ricevere feedback continui con le loro diverse sfumature, proprio come quelle che caratterizzano i termini e le strutture di un idioma e non vanno di certo appiattite sulla superficie di uno schermo. Anche gli studenti necessitano della giusta attenzione e del loro tempo per formulare domande e sciogliere dubbi, eppure l’impressione è che il computer li metta spesso “in attesa” o non susciti quei guizzi di curiosità che prima li faceva saltare sulla sedia con la mano alzata. Rimane fondamentale allora non stravolgere la didattica tradizionale, ma migliorarla progressivamente e conservarne la sua essenza umana, mantenendo la quotidianità dell’incontro reciproco e affrontando ogni difficoltà insieme: solo così le cadute avranno il sapore delle rincorse che permettono di saltare ancora più in alto.